Dalla sharing economy alla pool economy

All’insegna di collaborazione, fiducia redistribuita e possesso condiviso.

Toolssharing per condividere gli strumenti di lavoro, Trainup per gli allenamenti di tutti i tipi e in tutte le città d’Italia. E poi Senza Spreco per i cibi in eccedenza. Sono solo alcune delle piattaforme che rientrano nella pool economy dove sempre più protagoniste sono le persone, con il loro sapere e le loro esperienze. Perché è sempre più il capitale umano che conta.

 

 

di Cristina Maccarrone

In principio era la sharing economy, quell’economia di condivisione che circa 3 anni fa ha cambiato, volenti o nolenti, la vita di tutti. Per avere un servizio o un bene non era e non è più necessario comprare – o meglio non è l’unica strada percorribile – ma è possibile, per esempio, avere una macchina semplicemente cliccando su un’app, avere un autista a disposizione che ti viene a prendere nel posto che hai indicato o, ancora, potere condividere attrezzature sportive, passaggi in auto e tanto altro.

"il nostro modo di relazionarci agli altri, di spostarci e di vivere, si è evoluto tanto".

Tutte cose che, se ci pensate, forse fate anche fatica a individuare come a se stanti, tanto sono entrate ormai a far parte della nostra routine e del nostro modo di relazionarci agli altri, di spostarci e in un certo senso di vivere. E si sono evolute così tanto da andare oltre quanto, solo 10 anni fa, avremmo mai potuto immaginare.

 

Dal divano in condivisione al servizio di concierge per Airbnb

Ricordate il couchsurfing? Per ospitare qualcuno bastava – e basta, visto che il servizio è ancora attivo – avere un divano, una poltrona letto, insomma un angolo della casa da poter adibire ad alloggio per qualche notte e il gioco è fatto. Chi sta in un posto per un brevissimo periodo, si accontenta di una sistemazione provvisoria e, oltre a spendere poco, ha la possibilità di farsi dare delle dritte da chi in quella località ci vive da sempre.

Da lì ad Airbnb il passo è stato breve. Niente più affitti di spazi risicati o di grandi spazi solo per lunghi periodi, ma con pochi click e immagini in grado di saper far pregustare il tipo di servizio, si riesce ad affittare una stanza, un appartamento, la casa degli zii o dei nonni che abitano da tutt’altra parte, in una manciata di secondi.

Se ci pensate, in un certo senso Airbnb ha anche cambiato il nostro modo di approcciarci alle abitazioni stesse: quanti, quando comprano o affittano un immobile, pensano già che ne condivideranno alcuni locali sulla piattaforma per guadagnare qualche soldo o che ci organizzeranno una cena, un evento in modo da dare agli ospiti anche una “experience”? Per non parlare poi dei servizi che sono nati attorno ad Airbnb.

Per chi vuole affittare, ma non ha il tempo di accogliere nessuno, poco male: ci pensano i Bnbsitter, dal nome della startup francese che ha inventato il servizio di co-hosting o di concierge per chi sceglie Airbnb. Non solo accoglienza di gente che arriva a tutte le ore del giorno e della notte, ma la startup, tramite chi si rende disponibile a fornire il servizio, garantisce inoltre comunicazione con gli ospiti 24 ore su 24, la possibilità di ottimizzare l’annuncio sulla piattaforma in modo che sia d’appeal, una consulenza sulle migliori tariffe con cui affittare e, non da ultimo, servizi di pulizia della casa e della biancheria. Come dire: dai le chiavi della tua casa e loro pensano, a fronte di una percentuale, a farla “fruttare” in ogni modo. Al momento, come città italiane, il servizio è solo su Roma e Milano, ma siamo convinti che non tarderà a espandersi.

 

Da privati a privati e con la voglia di “liberare” oggetti e servizi: è sempre più pool economy

I servizi di cui abbiamo parlato finora – e altri di cui parleremo – sono l’esempio evidente di come la sharing economy si sia fortemente evoluta trasformandosi sempre più in “pool economy”. La condivisione c’è ancora, ma cede sempre più il passo alla collaborazione e soprattutto molte delle iniziative sono C2C, ossia Client to Client, condivise da privati a privati, dal basso, e non “calati dall’alto” come possono essere i vari Enjoy, Ofo, Mobike. Con la pool economy, l’azienda che inventa il servizio non fornisce gli strumenti o il servizio stesso, ma partecipa con la sua piattaforma essenzialmente come match maker, favorisce cioè l’incontro tra domanda e offerta.

"Con la pool economy l’azienda favorisce l’incontro tra domanda e offerta".

Al centro della pool economy ci sono dunque sempre più le persone. Questo nuovo tipo di economia non fa altro che mutuare aspetti tipici del mondo delle cooperative e delle imprese sociali riadattandoli al contesto di oggi in cui la tecnologia la fa da padrone e riuscendo ad accorciare enormemente le distanze, di qualsiasi tipo. Le persone che partecipano alla pool economy mettono in campo non solo oggetti, strumenti ecc… ma anche conoscenza, saperi e professionalità creando, anzi generando, una fiducia condivisa che cresce dopo giorno giorno, sia grazie alle capacità della piattaforma stessa ma soprattutto grazie al contributo di chi la frequenta.

 

I veri protagonisti sono le persone con le loro esperienze e conoscenze

Sul cambiamento della pool economy, in particolare, si è espressa Rachel Botsman, famosa per il saggio “Il consumo collaborativo”, che al World Business Forum del 2017, ha posto l’accento sul fatto che sono cambiati per sempre i canoni del consumo così come si è modificata la legge della domanda e dell’offerta e il modo in cui finora l’abbiamo intesa.

Con la pool economy, l’offerta è reale, decisa dal basso e con un obiettivo: quello di “liberare il possesso” di beni o servizi che non sono utilizzati al loro massimo e di farlo gratis o a pagamento pur di contenere le spese, non impiegare troppe energie e far sì che si crei un circolo che si genera e alimenta da sé, purché appunto ci sia un medium – la piattaforma – che permetta tutto questo.

"Con la pool economy l’offerta è reale, decisa dal basso".

Come dice la Bostman, l’economia collaborativa si attua “quando il comportamento degli utenti comporta la condivisione”. La Botsman parla anche di “fiducia redistribuita”: le persone, per tutto quello che abbiamo detto sopra, sono protagoniste di quanto avviene e controllano da vicino, grazie agli strumenti digitali, chi è il destinatario della loro stessa fiducia.

Con la pool economy, il capitale che conta di più è quello umano, con le sue esperienze e le sue conoscenze e chi fa qualcosa non è necessariamente chi ha più mezzi, ma chi ha voglia di metterli a disposizione e ne cura ogni aspetto.

Pensate ancora ad Airbnb che per molto tempo è stato considerato, a torto, il nemico degli hotel. Chi lo sceglie è chi non vuole né la colazione in camera, né le pulizie continue, né un servizio di concierge specifico, ma punta piuttosto a fare un’esperienza diversa, più immersiva nel contesto in cui si trova e non da “semplice turista”. Chi sceglie Airbnb infatti non si aspetta che dall’altra parte ci sia un comune affittuario, ma qualcuno che voglia dare un pezzettino di sé e della sua conoscenza. Della zona, della città, delle cose che fa e che consiglia.

 

Alcuni esempi di pool economy: dalla condivisione di strumenti di lavoro…

Avete mai sentito parlare di toolssharing.com? Come si può intuire dalla parola stessa, si tratta di una piattaforma in cui si possono condividere “strumenti”. Di che tipo? Essenzialmente di lavoro.

Avete bisogno di una motozappa, un carrello elevatore o persino di un trattore? Su questa piattaforma li trovate. Si tratta ovviamente di strumenti in condivisione, come in una sorta di magazzino online, che fanno guadagnare chi li possiede e sprecare meno tempo, nonché denaro, a chi ne ha bisogno solo per un determinato periodo quindi non vuole comprarli. Una volta che l’utente ha trovato lo strumento necessario, si mette in contatto con il proprietario per dove vedersi per il ritiro, dopodiché, al termine dell’utilizzo, avviene la consegna, anch’essa concordata. Il tutto con la piattaforma che fa da garanzia al libero scambio e alla condivisione.

 

…all’evitare gli sprechi e fare acquisti sostenibili

Sempre di condivisione parliamo, ma con un occhio all’ambiente. Partendo dal dato di fatto che ogni anno vengono sprecate centinaia di tonnellate di cibi ancora commestibili – per data di scadenza ravvicinata, perché poco appetibili dal punto di vista estetico – SenzaSpreco ha deciso di dare una sua risposta a tutto questo. In che modo?

Intanto con una piattaforma web, ancora in fase di sperimentazione che permette a tutti coloro che sono coinvolti nella filiera di produzione, distribuzione, trasformazione e vendita agroalimentare di vendere a prezzo scontato i prodotti in eccedenza. La vendita viene fatta a privati, aziende ma anche a enti benefici. In questo modo i venditori valorizzano alimenti che sarebbero destinati a diventare rifiuti e i consumatori risparmiano e fanno acquisti più sostenibili. La piattaforma, ideata da Le mele di Newton, cooperativa di Firenze, non si ferma a questo, ma fa diversi corsi di formazione per insegnare a non sprecare.

Non solo alimentazione, anche lo sport si “condivide”. Come? Grazie a Trainup, idea di un’azienda torinese, che rende più facile allenarsi ovunque. Niente palestre e abbonamenti che scadono senza che si sia mai frequentato o con al massimo un mese di allenamento, d’ora in poi è possibile andare sulla piattaforma, indicare la città che interessa, il tipo di allenamento e iscriversi, anche a una sola lezione che può essere pagata direttamente online o a volte essere anche gratis.

Si trova di tutto: yoga, kick boxing, running e tanto altro. Non solo allenamenti ma anche workshop ed eventi per chi è interessato alla disciplina a tutto tondo. Un vero e proprio marketplace del fitness che permette anche di fare ricerche in base all’insegnante (se per esempio si sa il nome) e a dove questo è localizzato.

Perché quando c’è collaborazione, c’è in ogni settore. E la tecnologia è solo un pezzo di tutto questo.

 

 

 

 

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