Da uno a ventidue.

La storia di Erik, dirigente di cooperativa agricola

Per rilanciare l’economia locale occorrerebbe riadattare la politica dei governi dando la possibilità ai produttori agricoli di vendere i loro prodotti direttamente nelle città. Erik ci è riuscito e oggi dirige una cooperativa con 16 dipendenti e cinque negozi a Torino.

La cooperativa agricola Viva e Vegeta raggruppa produttori di frutta e verdura per garantire prodotti freschi di qualità a prezzi ragionevoli, il tutto a chilometri zero. È la storia di Erik Besso di Sanfront (Cuneo) otto anni fa, a 25 anni, partecipa – vincendo – ad un bando europeo per i fondi agricoli. Stanco di lavorare nella piccola impresa edile del padre e nel 2008  decide di aprire un’azienda tutta sua. Si lancia quindi nel mondo dell’agricoltura, utilizzando due ettari di terra appartenuti a suo nonno ma abbandonati da ormai una generazione.

 

Preparare il terreno.

Ho costruito tante serre, un pozzo, l’impianto di irrigazione, ho comprato un trattore e sono partito. Il bando mi ha dato 63.000 euro a fondo perduto e con questo sono riuscito a pagare quasi tutto ma non riuscivo a guadagnare bene con la vendita all’ingrosso. Il primo anno sono addirittura andato in perdita e se non avessi venduto al dettaglio nel chiosco che avevo improvvisato non avrei avuto di che mangiare.

Mi son messo a tavolino per capire cosa sbagliavo e mi sono convinto che la vendita diretta fosse la soluzione. Ma come fare? Incominciai comprando a rate un banco al mercato di Torino in via Nitti. Con i primi soldini decisi di aprire un negozio a Torino lontano dalla campagna, là dove potevano apprezzare i miei prodotti. E la scelta andò per la frutteria in via di Nanni. Fu dura all’inizio, ma col tempo riuscì a avviarlo bene. Avevo creato una base sulla quale potevo costruire qualcosa!

Dal produttore al consumatore.

Produciamo  in prevalenza ortaggi ma anche piccoli frutti come mirtilli, lamponi e fragole. Facciamo tutto senza uso di diserbo e pesticidi. Ci tengo ad avere un residuo zero sul mio prodotto. Poi stagionalmente abbiamo i cavoli, broccoli, porri, topinambur, mele, pere e, grazie agli accordi con un’azienda di Ribera, anche gli agrumi.

Ho puntato alla filiera diretta. Il consumatore apprezza che ciò che compra e mangia provenga direttamente dalle nostre coltivazioni. Basandomi su questo ho aperto un’altro negozio, il problema è che all’epoca ero al verde! Non riuscivo ad affrontare questa spesa da solo e decisi di chiedere aiuto a diverse banche e nessuna mi aiutò, o meglio, nessuna capiva cosa volessi fare.

Cooperativa agricola Viva e Vegeta

Una banca anni ’60.

"Due giorni per un fido, una settimana per un finanziamento".

Mi rivolsi quindi a Bene Banca all’agenzia di Revello e mi colpì il fatto che non era come le altre banche. L’ambiente era più caldo, le persone cordiali e disponibili… era la banca degli anni ’60, quel tipo di banca che credeva alla persona, alla sua idea e che investiva sul territorio. Mi finanziarono immediatamente: due giorni per un fido, una settimana per un finanziamento. Mi diedero in totale ben 30.000 euro.

Dopo questo ho aperto un altro negozio in via Cibrario, sempre a Torino, e gli affari hanno iniziato ad andare a gonfie vele. Sei mesi dopo ne ho aperto un altro in Corso Francia. Con tre negozi e un finanziamento piccolo ma indispensabile, ho dato la svolta alla mia azienda.

Un raccolto abbondante.

Ora siamo una cooperativa con 22 dipendenti, di cui sono l’amministratore delegato, e in questa veste ho ottenuto un altro finanziamento di 60.000 euro da Bene Banca per aprire altri due negozi: uno in via Pietro Micca e l’altro in via Mazzini. Qui abbiamo anche un laboratorio dove i più pigri possono ordinare telefonicamente verdure lavate e preparate (minestroni e cotture al vapore o alla griglia) con la stessa qualità del fresco. Non manca una piccola selezione di yogurt, marmellate e biscotti di aziende del territorio.

Vogliamo crescere, i progetti sono tanti e ora abbiamo la forza per farli. Abbiamo idee innovative che richiederanno un supporto bancario e in futuro creeremo altri posti di lavoro.

Vorrei dare un consiglio ai miei coetanei che hanno dei progetti ma non riescono a realizzarli: pensateci bene prima di andare dalle grandi banche, rischiate di essere solo un numero. Se non avete delle garanzie, ma avete solo un’idea, anche la più geniale non vi considereranno. Al contrario le BCC investono sul territorio e hanno ancora una coscienza. E non fermatevi alle prime difficoltà. Scegliete il vostro obiettivo e per vedere se è credibile fate un’indagine di mercato, anche solo per capire cosa ne pensa la gente. Una volta fatto questo, quando siete sicuri di voi stessi, prendete pure i debiti, ma ricordate: dopo fatevi in quattro per restituirli: solo così potrete chiedere altri soldi e far crescere la vostra impresa.

 

Leggi la prossima storia in Impresa