I PIR: la novità 2017 per aiutare le PMI

Chi sceglie i PIR non ha soltanto un proprio guadagno, ma sostiene le piccole medie imprese.

Di Cristina Maccarrone

Forse non lo sapete, ma anche voi in veste di cittadini e piccoli risparmiatori potete sostenere la piccola e media impresa italiana. Grazie infatti alla Legge di Bilancio 2017 sono stati introdotti e chiariti meglio gli aspetti dei PIR. L’acronimo di per sé non dice molto e potrebbe essere confuso con la parola PIL, ma con PIR non si indicano altro che i Piani Individuali di Risparmio che, così come in altri Paesi europei, anche nel nostro sono stati avviati proprio per agevolare chi rappresenta la spina dorsale dell’economia italiana ossia le piccole e medie imprese.

Ma prima di vedere cosa sono, in cosa consistono, se convengono e soprattutto come questi investimenti possono essere determinanti per le PMI vediamo com’è la situazione delle imprese in Italia.

 

LE PMI: quante sono e… come stanno

C’era una volta la crisi, quella mondiale del 2008, della quale nonostante siano passati 9 anni, continuiamo ad avvertire gli strascichi e ci sono oggi i segnali di ripresa dati da quei numeri che sembrano confermare quanto si dice spesso: l’Italia è un Paese di piccole e medie imprese.

Un Paese in cui la tradizione cerca di sposarsi sempre più con l’innovazione, in cui aziende che sono l’evoluzione di piccole botteghe artigianali, operaie, manifatturiere, altre in cui il management è rappresentato essenzialmente dai genitori e i loro figli più eventuali altri parenti, sono sempre più diffuse. A dirlo l’ultimo rapporto Cerved che risale a fine 2015 e che sostanzialmente recita così: le PMI sono oltre 137mila, di cui circa 113mila sono piccole e i restanti 23mila e rotti rientrano nella media impresa. Occupano 3,9 milioni di persone e hanno un volume d’affari pari a 838 miliardi di euro, un valore aggiunto di 189 miliardi (12% del PIL) e debiti finanziari per 255 miliardi di euro.

Sono cresciute rispetto agli anni passati dell’11,9% e questo probabilmente coincide con l’introduzione delle SRL semplificate. Positivo anche il fatto che l’aumento sia in particolare nel settore dell’industria e che, sempre stando al rapporto Cerved, le PMI sono migliorate nel pagare i fornitori. Note stonate: l’avere tagliato i posti di lavoro (in particolare le piccole) e un costo del lavoro che in genere non tende a scendere.

 

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Cosa sono i PIR e come sostengono le piccole e medie imprese

In questo panorama sono da inserire i Piano Individuali di Risparmio. La parola “individuali” non è casuale: si tratta infatti di piani cui possono accedere solo le persone fisiche e non le persone giuridiche, vale a dire le aziende.

"Gli strumenti finanziari su cui puntare sono vari: si va dalle obbligazioni, passando per le azioni, arrivando a quote di fondi d’investimento, polizze e conto correnti".

A gestirli sono le SGR, Società di Gestione del Risparmio e le società assicurative. Gli strumenti finanziari su cui puntare sono vari: si va dalle obbligazioni, passando per le azioni, arrivando a quote di fondi d’investimento, polizze e conto correnti.

Chi li sceglie non pensa soltanto al proprio guadagno, ma sa che la propria scelta va a sostenere le piccole medie imprese. In pratica è come se un cittadino desse il proprio contributo all’economia italiana e a quelle aziende che riescono difficilmente a reperire fondi tramite i canali tradizionali.

Il 70% infatti della quota di ogni singola persona è destinato a PMI italiane o estere purché abbiano sede nel nostro Paese. A chi va il restante 30%? Può essere indirizzato su altri strumenti finanziari come depositi e conti correnti. Inoltre, non più del 10% del PIR può essere investito in strumenti emessi dallo stesso emittente per evitare il rischio di concentrazione di portafoglio.

 

Come funzionano i PIR?

Se avete dei soldi da parte o ancora avere ricevuto un’eredità o una donazione e l’idea dei PIR vi interessa, sappiate che l’investimento massimo consentito è di 30mila euro l’anno e di non più di 150mila euro nell’arco di 5 anni.

"In cambio dell’investimento si ottengono sgravi fiscali: le tasse sono ridotte al minimo".

Occhio che il tempo è un fattore molto importante sotto molteplici aspetti. Il primo è che sì, l’investimento può essere fatto annualmente, ma deve essere mantenuto per almeno un quinquennio, che è la durata minima prevista. In cambio si ottengono interessanti sgravi fiscali: le tasse infatti sono ridotte al minimo per dividendi, successioni, donazioni e capital gain ossia la differenza tra guadagni e perdita quando compri azioni o altri valori immobiliari su cui c’è una imposta del 12,5%.

L’altro aspetto per cui il fattore tempo conta è che proprio per ottenere tali sgravi dovete “restare nell’investimento” per 5 anni. Infatti, comincerete a vedere che il vostro investimento rende solo dopo questo periodo.

Se invece avete bisogno dei vostri soldi prima, ovviamente potete “riprenderli”, ma sappiate che dovrete versare la normale tassazione del 26%.

In più, i PIR inoltre sono individuali ossia associati a un unico codice fiscale, non si può passare da un PIR a un altro sennò si perdono le agevolazioni e non sono trasferibili: se il proprietario malauguratamente dovesse morire, gli eredi avrebbero i capitali ma non il Piano né l’esenzione.

Quanto ai costi, dipende molto dalla società che li propone: ci possono essere delle spese di sottoscrizione e gestione (circa l’1,75% all’anno, commissioni d’ingresso del 2% ed eventuali altre commissioni) ma è anche vero che, stando a quanto dice la Legge, potreste “crearvene uno voi stessi”. Cosa intendiamo? Che potreste aprirlo anche dal vostro deposito titoli acquistando delle azioni che corrispondano ai requisiti richiesti. In questo caso vi basterebbe andare in banca e richiedere i titoli PIR compliant (“conformi”) all’interno di un deposito che vi permetta di avere tutte le agevolazioni previste per questo piano. Avreste così un conto titoli dedicato al Piano Individuale di risparmio.
Una possibilità sì prevista ma non ancora particolarmente diffusa né facilmente attuabile, d’altra parte l’introduzione dei PIR è recente e sebbene si rivolgano a famiglie e risparmiatori privati, sono in pochi a conoscere questi piani di risparmio.

 

Sono convenienti o no?

Come si dice sempre nel marketing: “dipende”. Il vantaggio dal punto di vista fiscale è evidente così come è un punto a favore, anzi forse più di uno, il diretto rapporto che si crea tra cittadini e le imprese che appunto sono quelle che creano lavoro… per i cittadini. C’è ancora da dire che, se un’azienda si trasferisce all’estero, l’investimento è valido perché conta dove si trovasse al momento della sottoscrizione del PIR.

Di contro, si tratta di un settore “nuovo” e in cui non sono tantissime le possibilità di diversificare oltre al fatto che chi investe su piccole e medie imprese non può deciderne la geografia (ossia “dove” investire) né il rischio specifico. Inoltre, da considerare che si tratta pur sempre di un investimento “vincolato” ai 5 anni e come abbiamo detto, ma ripetiamo, valido per chi vede oltre.

 

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