Il futuro della mobilità è green

In Italia il settore dei trasporti è responsabile del 49% delle emissioni inquinanti e la maggior parte delle polveri sottili disperse nell’atmosfera derivano dal traffico stradale.

Per questo e per altre ottime ragioni, l’adozione di un sistema di mobilità a basso impatto ambientale, specie in ambito urbano, è considerata una priorità per il miglioramento della qualità della vita dei cittadini e per la salvaguardia del Pianeta.

di Erika Facciolla (Tuttogreen)

 

Quante volte ci siamo ritrovati imbottigliati nel traffico, prigionieri della giungla metropolitana, in mezzo ad orde di automobilisti inferociti? E quante volte ci siamo posti la stessa domanda: “Ma non facevo prima a piedi?”.

O con qualunque altro mezzo, soprattutto se pensiamo a tutte le alternative – sempre più ecologiche ed intelligenti – a cui avremmo potuto ricorrere.

Camminare, pedalare, servirsi dei mezzi pubblici, utilizzare il car sharing sono solo alcuni esempi di ciò che oggi viene definita mobilità sostenibile, cioè l’insieme delle pratiche virtuose che conciliano il bisogno di muoversi con quello di ridurre l’inquinamento atmosferico e acustico.

In un’epoca come quella che stiamo vivendo, poi, il tema della mobilità sostenibile rappresenta una delle grandi sfide per ridurre sensibilmente il traffico, migliorare la qualità dell’aria, prevenire il degrado urbano e tagliare i consumi energetici, abbandonando progressivamente i combustibili fossili.

Per riuscirci è fondamentale integrare i diversi mezzi di trasporto pubblico, potenziare la rete delle piste ciclabili e promuovere tra i cittadini tutte quelle forme di condivisione dei veicoli (sharing mobility) che stanno facendo gradualmente il loro ingresso nelle nostre città.

Qualsiasi cosa, insomma, purché si lasci a casa l’automobile.

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Mobilità sostenibile: quali vantaggi?

Se negli ultimi decenni le politiche di sviluppo riferite al trasporto pubblico, alla mobilità pedonale e ciclabile e al car sharing hanno conquistato un ruolo centrale nelle agende delle amministrazioni pubbliche locali e comunitarie, un motivo ci sarà.

Anzi, più di uno. I vantaggi derivanti dall’adozione di forme di mobilità alternative a quelle tradizionali sono rilevanti da tutti i punti di vista: economico, sociale ed ecologico. E nello scenario che va delineandosi, quello della sostenibilità dei trasporti rappresenta uno dei settori nevralgici per innescare un processo di riconversione ecologica dell’economia che ormai appare sempre più urgente.

"I vantaggi dell’adozione di forme di mobilità alternative sono rilevanti da tutti i punti di vista: economico, sociale ed ecologico".

Il ricorso a pratiche di mobilità slow, inoltre, migliora la qualità della vita dei cittadini e stimola nuove forme di integrazione ed aggregazione sociale. Per non parlare dei benefici per la salute connessi all’aumento dell’attività fisica giornaliera.

Se partiamo dal presupposto che le congestioni stradali rappresentano una perdita di tempo e di denaro, ne deduciamo che spostarsi a piedi, in bus o in bicicletta conviene potenzialmente a ciascuno di noi.

Per i medi e brevi spostamenti che richiedono l’uso dell’automobile, invece, scegliere un veicolo elettrico o ibrido offre enormi vantaggi. Lo Stato, infatti, prevede agevolazioni economiche sia per l’acquisto che per il possesso di questi mezzi.

Le facilitazioni più significative riguardano il costo del bollo, dell’assicurazione e naturalmente del carburante. E in più pedaggi e parcheggi gratis anche sulle strisce blu, accesso alle ZTL e via libera sulle corsie preferenziali. Il risparmio complessivo derivante dall’uso di un’auto elettrica rispetto ad una a benzina o diesel sfiora il 50%, senza considerare gli innumerevoli vantaggi per l’ambiente.

L’obiettivo? Muoversi senza lasciar traccia del proprio passaggio.

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La Green Mobility che muove l’Europa

In Europa sono molti i Paesi che hanno colto questa sfida riuscendo a proporre e attuare con successo dei piani di sviluppo sostenibili.

A Budapest, ad esempio, sono stati completati ben 300 km di piste ciclabili in tutta l’area metropolitana e suburbana, realizzate 76 stazioni di bike sharing e predisposto un parco bici da 1.100 mezzi.

Oslo, invece, è la città più ‘elettrica’ del Vecchio Continente. Un po’ come nel resto della Norvegia, l’uso di auto e scooter elettrici è ormai una realtà consolidata, grazie soprattutto agli incentivi fiscali erogati dal Governo e alla capillare rete di stazioni di ricarica sviluppata su tutto il territorio.

Solo in città sono 4.000 le colonnine a disposizione dei cittadini che hanno scelto un veicolo elettrico per spostarsi. E non è un caso che sia proprio la Norvegia a detenere il record delle immatricolazioni di veicoli con tecnologia elettrica: solo nel 2016 sono state il 40% del totale dei mezzi immatricolati.

Amburgo, invece, è nel bel mezzo di una rivoluzione green che entro il 2030 la condurrà a diventare una città car-free. Grazie all’ambizioso progetto ‘HafenCity’ si sta realizzando una cintura verde percorribile esclusivamente in bici o a piedi che azzererà il traffico veicolare nel giro di un ventennio. Ad oggi, il 45% delle strade della popolosissima città tedesca ha un limite di velocità pari a 30 km/h atto a garantire la sicurezza di chi sceglie di muoversi senza auto. A questo, si aggiungono i 1.700 km di piste ciclabili già realizzati e una potente rete di trasporti pubblici, con fermate dei bus ogni 300 metri.

 

… e in Italia?

Il nostro Paese – sia in tema di mobilità sostenibile che di politiche green – sta facendo molta fatica a seguire l’esempio dei cugini europei più virtuosi.

Il primo intervento legislativo in materia risale al 1998 con l’approvazione del Decreto ‘Mobilità Sostenibile nelle Aree Urbane’.

Da allora il cammino è sembrato molto tortuoso e gli interventi più concreti hanno assunto un carattere prevalentemente sperimentale, restituendo risultati non proprio entusiasmanti.

Spesso, insomma, la realizzazione di quell’utopistico concetto di sostenibilità riferito alla movimentazione di cittadini e merci si traduce, a livello locale, nella costruzione dell’ennesima rotonda, nel rattoppo di qualche buca qua e là e nella pianificazione di nuovi tratti stradali o tangenziali.

Un quadro d’insieme abbastanza scoraggiante, dunque, con qualche fortunata eccezione.

Una delle città più attive in tal senso è sicuramente Milano. Dalla tanto criticata istituzione dell’Area C, passando per il rafforzamento del servizio BikeMi che oggi conta circa 200 stazioni, fino alla più recente esplosione della sharing mobility, il capoluogo lombardo ha già investito molte risorse nella sfida alla rigenerazione urbana e nella lotta alle emissioni per il miglioramento della qualità dell’aria.

L’ultimo Rapporto sulla Mobilità Sostenibile realizzato da Euromobility per conto del Ministero dell’Ambiente l’ha incoronata città più eco-mobile d’Italia grazie anche al potenziamento della linea metropolitana e del trasporto pubblico e a una percentuale di veicoli a basso impatto in continua crescita.

"A darsi da fare alcuni piccoli comuni impegnati nella promozione dell’uso della bicicletta e di altre forme di mobilità a impatto zero".

A darsi da fare non sono solo le grandi città, ma anche alcuni piccoli comuni impegnati nella promozione dell’uso della bicicletta e di altre forme di mobilità a impatto zero.

Il Comune di Massarosa, in provincia di Lucca, è il primo in Italia ad aver adottato una forma di incentivazione economica molto in voga in alcuni Paesi Europei avanguardisti come Francia, Belgio, Austria e Olanda e Regno Unito. Il progetto si chiama ‘Bike to work’ e consiste nell’erogazione di un contributo chilometrico (25 cent/km fino a un massimo di 50 euro al mese) riservato a chiunque scelga di recarsi al lavoro in bicicletta. In pratica più si pedala più si guadagna. Un esempio concreto di quel che potremmo definire il primo caso in Italia in cui il tema della mobilità e della cultura ciclistica ha sposato un progetto politico di respiro internazionale.

 

Anche per le BCC il futuro della mobilità sarà silenzioso, sostenibile e pulito. Niente più bisticci per un parcheggio, ingorghi nel traffico, clacson nevrotici e fumi maleodoranti che pervadono l’aria rendendola irrespirabile. Un futuro che ha bisogno, però, di essere costruito giorno dopo giorno, dando credito a chi ha le idee e le capacità giuste per promuovere il cambiamento sul territorio.

Per questo le Banche del Credito Cooperativo sostengono progetti come quello di Estrima, startup di Pordenone guidata dal giovane fondatore Matteo Maestri, che ha realizzato e lanciato sul mercato Birò, una piccolissima auto elettrica fatta per muoversi in città che è in grado di percorrere 50 chilometri con solo 1 euro di corrente elettrica.

La BCC ha subito creduto nel progetto finanziandolo ed Estrima, in poco tempo, è diventata leader nel settore dei veicoli elettrici. Ma non è tutto. Mosso dallo stesso entusiasmo, il Comune di Pordenone ha deciso di chiudere il centro cittadino al traffico veicolare dando la possibilità agli abitanti di usufruire gratuitamente dei Birò. Ecco una piccola anticipazione del futuro silenzioso e pulito che ci attende.

 

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