La scelta di restare

Le BCC hanno finanziato la pavimentazione del monastero di San Benedetto in Monte che è stato inaugurato il 17 settembre. Forse non è un caso che proprio al pavimento sia stata destinata la donazione raccolta dalle banche cooperative.

di Sergio Gatti

"Le banche BCC sono state l’unica realtà che non ha proposto un finanziamento o un progetto ma ha semplicemente chiesto «di cosa avete bisogno?»".

Padre Benedetto Nivakoff è priore dei benedettini a Norcia. Tonaca nera, lunga barba rossa, americano di origine russa, parla un italiano perfetto anche nella battuta ironica. Ha guidato in un fresco e limpido pomeriggio di quasi-autunno il momento pubblico di ringraziamento a quanti hanno lavorato e finanziato le opere per costruire il nuovo Monastero dei Benedettini a Norcia. Tra i benefattori, dice Padre Benedetto, le Banche di Credito Cooperativo, con il cui contributo è stato possibile pavimentare il nuovo Monastero in Monte.

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Insieme a Don Louis Marie, abate giunto per l’occasione dalla Abbazia francese di Le-Barroux, Padre Benedetto aveva poco prima presieduto i vespri solenni e la benedizione del primo chiostro avviati dalle due campane poste fuori del monastero, e non a caso intitolati alla gioia per un’opera ricostruita: “Gaudeamus”.

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Lo scorso luglio, ai colleghi che lo avevano incontrato lavorando al progetto “Nel cuore del paese”, Padre Benedetto aveva ricordato che c’è un profonda relazione tra i luoghi e le persone. “Restare” ha un preciso significato. I monaci prendono il voto di stabilità. Quando succede una tragedia, più che mai un monaco si sente radicato nel territorio. Padre Benedetto spiega che i monaci non si spostano come altri religiosi ma rimangono in un luogo per tutta la vita.

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Ha voluto mostrarci il nuovo chiostro, semplicissimo eppure indispensabile. Attorno ad esso quattro lati. Padre Benedetto ci ha mostrato il lato nel quale sono posizionati gli scrittoi ai quali si siedono i monaci quando studiano. E poi il secondo lato dove sono stati posizionati i 14 letti tutti uguali, tutti allineati, tutti semplicissimi con le grigie e ruvide coperte di lana sotto ampie finestre che danno sulla valle in cui sorge, laggiù, la Norcia ferita e al suo interno l’Abbazia ancora più ferita, semidistrutta.

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Il terzo lato è quello della chiesa oggi consacrata, il quarto affaccia sulla parte che collega con la cucina, la biblioteca, i laboratori.

Il lavoro ha un’importanza fondamentale nella regola benedettina. Presto riaprirà il laboratorio di produzione della birra Nursia (chiara e scura, entrambe dai profumi straordinari, prodotte con l’acqua che sgorga dai Monti Sibillini) tipica della tradizione monastica benedettina, con precisi riferimenti storici e culturali.

Non si tratta solo di sostenere economicamente il monastero ma di vivere il lavoro fatto bene, nel rispetto dell’uomo e della natura come qualcosa che dà senso all’esistenza di ciascuno di noi.

Le banche di comunità ricostruiscono le comunità. Ascoltando le comunità. Anche quelle monastiche.

 

 

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