Non è una bufala

La storia di Massimo, presidente Coop. Le Terre di Don Peppe Diana

I terreni confiscati alla camorra danno origine al prodotto di cui va fiera la terra di Caserta.

Una persona, che fino al giorno prima si faceva i fatti propri, decide di mettersi in gioco, decide di schierarsi, di mettersi a disposizione per un progetto di riscatto.

È così che mi sono sentito quando ho iniziato a lavorare qui a Castel Volturno alla cooperativa Le Terre di Don Peppe Diana.

Ogni mattina alle 4:30 accendo la caldaia per riscaldare il latte nel caseificio. Siamo in una zona tristemente famosa come “terra dei fuochi”, a causa dello scarico illegale e dei roghi di rifiuti da parte della Camorra. E proprio a Michele Zazà – noto boss della criminalità organizzata – appartenevano i terreni dove lavora la cooperativa. Un tempo scenario della potenza della camorra, ospitano oggi un caseificio che realizza il prodotto per cui dovrebbe essere davvero famosa la provincia: le mozzarelle di bufala.

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Le mozzarelle della legalità

" Il lavoro onesto della gente del luogo trasformerà queste terre da luogo di morte e violenza a terre che danno origine a prodotti d’eccellenza".

Quando Libera – l’associazione antimafia presieduta da don Luigi Ciotti – ha indetto un bando pubblico per la gestione di questo caseificio costruito su terreni confiscati, è stata la convinzione di poter trasformare un luogo simbolo della violenza in un esempio di lavoro legale che ha spinto me, Roberto e gli altri tre soci a partecipare.

Siamo persone con storie e percorsi differenti, ma siamo tutte persone del luogo. E accomunati dallo stesso senso civico: per questo abbiamo scelto di mettere la faccia e il tempo nella cooperativa Le Terre di Don Peppe Diana.

Il coraggio di denunciare

Il nome della cooperativa non è solo un omaggio alla figura di Don Peppe Diana – prete di frontiera, suo il famoso appello “Per amore del mio popolo non tacerò” – che denunciò gli scempi della camorra e fu assassinato il 19 marzo del 1994. È l’augurio che queste terre si trasformino da luogo di morte e violenza a terre che danno origine a prodotti d’eccellenza con il lavoro onesto di gente del luogo.

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Cambiare la mentalità della gente

Produrre mozzarelle è un lavoro di fatica e impegno, che lascia poco tempo per gli affetti, per la vita privata. Al lavoro faticoso, con orari non certo da scrivania, si aggiungono difficoltà legate alle caratteristiche peculiari di questa cooperativa – l’affiliazione a Libera e il lavoro sui beni confiscati alla camorra. Da quando facciamo parte della cooperativa, è cambiato l’atteggiamento della gente nei paesi dove viviamo: sono piccoli gesti, atteggiamenti e sguardi delle persone che alimentano il consenso della malavita.

Ma noi siamo convinti che ripartendo dalla mozzarella si può riqualificare questa terra, piena di brava gente e di attività lavorative pulite. Per stimolare lo sviluppo di un’economia sana e legale, abbiamo scelto di non gestire tutta la produzione autonomamente. Abbiamo coinvolto i soggetti sani del territorio per la commercializzazione e per alcuni aspetti della produzione. Ad esempio il latte, certificato biologico, proviene dall’azienda agricola Ponterè, distante pochi chilometri dalle Terre di Don Peppe Diana.

Questo lavoro lo fai solo se ci credi: significa impegno e tantissimi sacrifici, anche economici. Ma vogliamo dimostrare come da un luogo di morte, violenza e sopraffazione possa nascere un luogo di sane produzioni e di lavoro rispettoso della dignità delle persone.

 

 

 

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