Un tetto per l’inverno

La storia della Caritas di Crema

Dormire al caldo, al riparo dalla pioggia e dal freddo: sembra scontato, ma non è così per tutti.

Un rifugio per cambiare vita. L’inizativa della Caritas di Crema raccontata da Don Gipponi

Con l’aggravarsi della situazione economica, sempre più persone si trovano in difficoltà. Da un giorno all’altro non riescono a pagare l’affitto e rimangono senza casa.

Di quanto fosse drammatica la situazione ce ne siamo accorti con l’avvicinarsi dell’inverno. Le liste di attesa per entrare nei nostri rifugi erano sempre più lunghe, nonostante noi della Caritas avessimo già diversi centri di accoglienza a disposizione nel territorio di Crema.

Dialogando con chi si occupa di solidarietà nel nostro territorio, abbiamo individuato una possibile soluzione con la Diocesi di Crema: aprire un dormitorio in uno dei loro edifici.

 

Fare i conti

Dovevamo arredare la struttura: servivano materassi, lenzuola e coperte, sapone e cibo. Poi ci sono i costi gestionali, come riscaldamento, acqua, luce e pulizie: le spese erano elevate, come potevamo affrontarle?

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La Banca Cremasca è sempre stata vicina ai problemi del territorio, e ha subito apprezzato questo progetto che punta ad aiutare davvero le persone in difficoltà. Per questo ci hanno donato di 20 mila euro: con il credito solidale abbiamo acquistato i materiali per il dormitorio e ne copriremo i costi di gestione fino a maggio.

Dormire sotto un tetto è una bisogno essenziale per tutti. Ma è solo il primo passo per farli uscire dalla povertà. Cerchiamo sempre di stabilire una relazione con chi è in difficoltà, di mostrare la possibilità di un percorso di accompagnamento.

"Tentiamo di avviare un cammino con le persone che accogliamo, di costruire insieme un progetto di vita".

 

La testimonianza di Claudio Dagheti, responsabile del rifugio

All’inaugurazione del Dormitorio San Martino, nel dicembre 2013, c’è stato il tutto esaurito.
E questo mette una certa tristezza. Stranieri, cremaschi ancora schiavi dell’alcol, uomini separati. Tutti senza un lavoro. Qui fanno colazione, poi consumano pranzo e cena nella casa di accoglienza, e tornano a dormire. È la risposta immediata all’emergenza.

La casa non potrebbe vivere senza l’aiuto dei volontari. Sono ormai più di 40: giovani impegnati nel sociale che vogliono assistere i poveri, ma anche madri e padri o pensionati che impiegano il loro tempo in qualcosa di significativo.

 

La testimonianza di Marco, volontario Caritas

Arrivo verso le 8 di sera al dormitorio, incontro gli ospiti e parlo con loro. L’altra sera c’erano persone provenienti da 10 paesi diversi.

"Gli ospiti del dormitorio sono passati attraverso vicende molto differenti, all’apparenza lontane da noi, ma c’è sempre un filo rosso che ci collega tutti".

- Marco, volontario Caritas

Alle 8 di mattina, quando prepariamo la colazione per gli ospiti, mi ritrovo spesso a pensare che la notte di guardia appena trascorsa è un insegnamento di vita, un momento di arricchimento ed un’esperienza sociale e umana. Ascoltiamo le storie di chi è in situazioni di disagio, scopriamo che percorsi hanno fatto, e cerchiamo di capire come possiamo aiutarli.

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